INAUGURAZIONE
Le opere
INFERNO DANTESCO
Quando ci si arrampica sulle spalle dei giganti, recita un antico adagio, si può a buon diritto aspirare di gettare lo sguardo qualche metro oltre l’orizzonte toccato dai sapienti, scoprendo un altro scorcio, facendo luce su qualcosa di inedito anche per loro. E’ quanto accade all’artista friulano di lungo corso Oscar Vanni Geretti, che nell’arco di un anno e poco più, ha deciso di tentare un’impresa creativa che pochi altri hanno sinora avuto il coraggio di affrontare: immergersi totalmente nelle viscere dell’Inferno di Dante, uno dei luoghi della letteratura e dell’anima più profondi e oscuri di tutti i tempi, per raccontarlo e poi riemergere in superficie con una consapevolezza nuova e un’irrefrenabile urgenza.
Ossia il desiderio di raccontare, attraverso le sue opere d’arte qui in mostra (11 disegni a tempera, 11 bassorilievi e 11 figure intere e 10 installazioni a terra), l’inferno in cui si dibatte il nostro vivere quotidiano e che avviluppa il mondo contemporaneo. Ecco che l’Inferno dantesco, la prima e sicuramente più amata e popolare Cantica della Divina Commedia, diventa l’occasione per parlare, senza veli né ipocrisie, ma con la massima sincerità, fino a raggiungere esiti di spiazzante ‘crudezza’, le ferite che l’umanità spietatamente si auto-infligge nelle tante declinazioni della tragedia in cui il tempo in cui viviamo si consuma.
Un tema, quello dei tormentati scenari dell’umanità attuale, che è molto caro all’autore, tanto che anche in mostre precedenti (nel 2017 e nel 2019) Geretti si era concentrato, rispettivamente, sulla croce come metafora della vita in cui i valori vengono calpestati e reificati, e sul corpo umano contorto e piegato dall’azione di un crescente e disperato degrado, e poi inserito nel contesto della globalizzazione, cioè gli spazi (cubi, parallelepipedi, sfere) in cui ogni essere vivente è intrappolato e incasellato come numero e interpretato come prodotto (2019).
In questo caso, l’Inferno di Dante, che Oscar Vanni padroneggia magistralmente in termini di immagini, simboli e atmosfere, dopo essersi abbeverato alla fonte del letterato, accademico ed esegeta Natalino Sapegno, si trasforma in paesaggio dell’oggi, ma restando fedele al dettato del Vate e, nel contempo, alla sua originale e ineguagliata potenza espressiva. La materia, plasmata e incisa per ottenere le sculture a figura intera, ma anche i bassorilievi, è anch’essa “infernale”: creta che passa nella fornace due volte, con effetti davvero intensi e inquietanti, capaci di suscitare emozioni forti, a volte così violente da fare male.
Nelle figure di Geretti rivivono, tra gli altri, Paolo e Francesca trasportati dal vento dei lussuriosi, il consigliere fraudolento Ulisse legato a un palo della sua nave e ammaliato dal canto dalle sirene, il maestro Brunetto Latini colpito dalla pioggia infuocata, le arcaiche Erinni e la mitologica Medusa, Caron Dimonio con la sua barca carica di paura e dolore, i ladri assediati dai serpenti, il Conte Ugolino con la testa china sul suo orrendo pasto, e poi Satana, l’angelo caduto Lucifero, con le sue tre bocche che divorano le anime perdute, presenza oscena e spaventosa che si staglia al centro dell’esposizione.
Ancora l’Inferno di Dante domina, in tutta la sua drammaticità, nei coinvolgenti e sanguigni bassorilievi: non si può che provare una forte commozione davanti alla tremenda sofferenza del dannato impalato, Ancora l’Inferno di Dante domina, in tutta la sua drammaticità, nei coinvolgenti e sanguigni bassorilievi: non si può che provare una forte commozione davanti alla tremenda sofferenza del dannato impalato, all’inquietudine di Virgilio e Dante che attraversano lo Stige, all’orribile vortice di Diavoli delle Malebolge, al misterioso incontro del Vate con le tre fiere. L’autore, però, non si ferma alla descrizione del pauroso destino dei dannati, ma dall’oltretomba immaginato si proietta nella realtà, che supera, purtroppo, ogni finzione.
Nei disegni lo sguardo trascorre dallo stupro, violenza gratuita e insensata del più forte che infierisce sul più debole, fino al lacerante approdo dei corpi dei migranti restituiti dal mare pietoso alla spiaggia inospitale; dagli eroismi dei tanti giovani Davide alle prese con il gigante Golia nei luoghi più lontani e vicini della Terra, fino ai muri e alle barriere che danno sostanza fisica alle persistenti segregazioni, disparità e discriminazioni; dal martirio di chi viene perseguitato e ucciso per ragioni di fede fino ai viaggi della speranza delle moltitudini che cercano, senza fortuna, una vita migliore; dai disastri ambientali causati dall’azione irrispettosa dell’uomo fino alla povertà senza vie d’uscita delle favelas ai piedi dei lussuosi grattacieli delle avide compagnie che governano il mercato globale; dai disastri naturali alle bombe che piombano sui civili inermi nelle tante, troppe guerre che punteggiano il pianeta.
Lungo tutto il percorso, dalle figure ai bassorilievi, dalle installazioni ai disegni, ciò che si respira è l’ardimento, la fatica e l’impegno del lavoro duro, senza sosta, spossante e concentrato, di chi non ha avuto il timore di sprofondare nel ventre oscuro del male e del peccato, per venirci a dire, una volta di più, e con assoluta efficacia, che niente di ciò che è umano può esserci estraneo. L’umanità è ancora una volta protagonista dell’opera di Geretti, dunque, senza sconti o infingimenti, con tutti i suoi difetti e nelle sue innumerevoli storture. Sta sotto i nostri occhi, anche se a volte, facciamo finta di non vederla.
Questa mostra è un pugno nello stomaco dei benpensanti, degli indifferenti e dei ‘sepolcri imbiancati’ di tutte le epoche e latitudini. Anche Dante, di sicuro, ne sarebbe soddisfatto. Sembra dirlo spuntando con uno sguardo ironico dal bassorilievo in cui Geretti lo ha ritratto insieme alla sua amata Beatrice. Intorno ai loro volti enigmatici, a mo’ di presagio, i cerchi concentrici dei gironi infernali. La prima opera finita, che ha dato il ‘la’ all’artista per capire che correre il rischio di muoversi sulle orme del Sommo Poeta fino al centro della Terra sarebbe stata un’avventura molto difficile, ma anche estremamente appagante e proficua, se vissuta con la mente e con il cuore. Questo Inferno, infine, è la tappa obbligatoria che schiude alla vis creativa un ventaglio di nuove e inesplorate possibilità. Alberto Rochira
BIOGRAFIA
Geretti Oscar Vanni nasce a Udine il 14 – 05 – 1946. Compie gli studi artistici presso la Scuola d’Arte e mestieri “Giovanni da Udine” con la guida dei professori Luciano Perissinotto ed Emilio Caucigh negli anni 1961 – 1966.
Nel 1967 vince il secondo premio extempore di pittura ad Azzano Decimo. Nel 1968 vince il secondo premio extempore di pittura a Fontanabona. Dal 1969 al 1974 frequenta l’istituto tecnico industriale A. Malignani. Nel 1976 riprende a dipingere ed espone una personale di pittura a tema il paesaggio a Tavagnacco nel 1985 presentata da Luciano Perissinotto. Nel 1990 espone la seconda personale di pittura a tema sociale sempre a Tavagnacco presentata da Luciano Perissinotto. Dal 2003 si avvicina alla terracotta facendo ricerca e sperimentazioni in composizioni, materiali e tecniche raku. Nel 2010 presenta la prima personale di scultura a Cavalicco nella chiesa di S. Leonardo presentata da Eva Comuzzi, nello stesso anno presenta la stessa mostra nella galleria L’escale a Spilimbergo presentata da Giancarlo Bonomo.
Nel 2012 presenta una personale a Cividale presso la chiesa S. Maria dei Battuti, presentata da Enzo Santese. Nel 2013 presenta una personale di scultura nella galleria La loggia di Udine presentata da Enzo Santese. Esposizione collettiva da De Martin a Codroipo e poi da Artesegno. Nel 2014 personale su invito del comune di Remanzacco, collettiva al Doge di Villa Manin e colletiva al Palazzo Veneziano di Malborghetto, collettiva a Cavalicco nella chiesetta di San Leonardo in occasione del centenario della prima guerra mondiale. Collettiva in galleria De Martin a Codroipo ed altra da Artesegno a Udine. Nel 2015 collettiva a Lignano nella terrazza a mare per festeggiare il 55° delle frecce tricolori, il comune di Tavagnacco dedica a Geretti una personale presentata da Enzo Santese, nel2016 esposizione a Sedegliano nel teatro comunale. Nel 2016 esposizione all’Ospedale dei Battuti a San Vito al Tagliamento. Nel 2017 esposizione a Villa Policreti a Castel d’Aviano e nel mese di giugno personale dal tema LA CROCE a Cavalicco nella chiesetta di San Leonardo Nel 2018 esposizione collettiva a Col Roncone e collettiva a Moruzzo.
Recapito: Feletto Umberto, via Pietro Micca 41
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